Pagina:Lorenzo de' Medici - Opere, vol.1, Laterza, 1913.djvu/175

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iii - rime 169

5

     Non è piú sua la persa libertate,
perché il suo primo don dato ha la mente:
dunque, se vuol ch’io celebri quel tempo
e sia di ciò contenta la mia vita,
se vinse sempre, ed io cedo ad Amore,
e lieto, come vuol, son de’ mie’ pianti.

6

     Né sol contento son de’ lunghi pianti,
ma al tutto ho in odio e fuggo libertate,
né vorrei non voler servire Amore;
ed odio ogni pensier che nella mente
mi surge di far libera mia vita,
e chiamo perso qualunche altro tempo.

7

     Lieto il tempo e felice, e dolci i pianti,
nel qual la vita perse libertate,
chiama la mente, e cosí vuole Amore.