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Pagina:Lorenzo de' Medici - Opere, vol.1, Laterza, 1913.djvu/174

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168 iii - rime

sestina ii

[«Al tutto ho in odio e fuggo libertate».]


1

     Io sento ritornar quel dolce tempo,
del qual non mi rimembra senza pianti,
che fu principio alla mia aspra vita,
né mai da poi conobbi libertate;
e, perché si rinnuova nella mente,
vuol ch’io ne faccia tal memoria Amore.

2

     Di sua vittoria si ricorda Amore,
e però vuol che la stagione e ’l tempo
sia celebrato in versi e nella mente;
né sta contento a’ miei sospiri e pianti,
ma, lieto della persa libertate,
vuol pur che sia mia lacrimosa vita.

3

     S’egli è fatto signor della mia vita,
forza m’è far quel che comanda Amore,
senza usar piú l’antica libertate;
la qual, se si lasciò vincer quel tempo
che ancor non era sottoposta a’ pianti,
ben cederá or che serva è la mente.

4

     Se ad altri il corpo dato ho e la mente,
e per questo è afflitta la mia vita,
mi debbo sol doler di questi pianti
di me, non accusar per questo Amore:
il qual se m’ha tenuto tanto tempo,
è perch’io ne li detti libertate.