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iii - rime | 195 |
liii
[Le lusinghe dell’amore antico.]
Se Amor agli occhi mostra il lor bel sole,
o se ’l pensiero al cor lo rappresenta,
s’avvien che vera o immaginata senta
l’angelica armonia delle parole;
l’alma che del passato ancor si duole,
del suo futuro mal trema e paventa,
perché una fiamma, ch’è di fresco spenta,
raccender facilmente ancor si suole.
E benché l’ésca dell’antica spene
non sia nel cor, v’è quella che promette
lo sguardo, le parole e ’l dolce riso.
Ma poi pur rompe i lacci e le catene
lo sdegno, e l’arco spezza e le saette,
quando il passato mal rimiro fiso.
liv
A Feo Belcari.
Lo spirito talora a sé redutto,
e dal mar tempestoso e travagliato
fuggito in porto tranquillo e pacato,
pensando ha dubbio e vuolne trar costrutto.
S’egli è ver che da Dio proceda tutto,
e senza lui nulla è, cioè il peccato,
per sua grazia se ci è concesso e dato
seminar qui per côrre eterno frutto;
tal grazia in quel sol fa operazione
che a riceverla è vòlto e ben disposto.
Dunque che cosa è quella ne dispone?
Qual prima sia vorrei mi fussi esposto,
o tal grazia o la buona inclinazione.
Rispondi or tu al dubbio ch’è proposto.