Pagina:Lorenzo de' Medici - Opere, vol.1, Laterza, 1913.djvu/289

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selva seconda 283

120

     E, se pur questo l’alta legge vieta,
Amor, tanta speranza caccia almeno,
inimica, domestica e segreta,
ch’uccide il cor col suo dolce veleno.
Rendimi l’amorosa luce e lieta
e il dolce sguardo angelico e sereno;
fa’ dolce sguardo a questa cruda e trista,
sí come il bavalischio a mortal vista.

121

     Se tu mi rendi bella ed amorosa
la mia donna gentil, com’io lasciai,
quell’etá d’oro, o vera o fabulosa,
io non ti chiederò, Amor, giamai,
né altro paradiso o altra cosa.
Ov’è la donna mia, come tu sai,
concorre ogni virtú, ogni dolcezza:
e ciò ch’è bello è nella sua bellezza.

122

     Lasso a me! or nel loco alto e silvestre
ove dolente e trista lei si truova,
d’oro è l’etá, paradiso terrestre,
e quivi il primo secol si rinnuova:
se trista e lassa, in quelle parte alpestre
avvien ch’ogni dolcezza e grazia muova.
Se dolorosa, tanti beni ha seco:
or che fará quando sia lieta meco?

123

     Quel che fará se ’l tristo cor vi pensa,
tanto disire il misero l’accende,
ch’offeso poi da crudel doglia immensa
a fatica da morte si difende.
Se pur Amor gli promette o dispensa
che pensi ad altro, questo piú l’offende.
Viver non può sanza pensier d’amore;
e, pensando anche alla sua donna, muore.