Pagina:Lorenzo de' Medici - Opere, vol.1, Laterza, 1913.djvu/313

Da Wikisource.

I

CORINTO


     La luna in mezzo alle minori stelle
chiara fulgea nel ciel quieto e sereno,
quasi ascondendo lo splendor di quelle:
     e ’l sonno aveva ogni animal terreno
dalle fatiche lor diurne sciolti:5
e il mondo è d’ombre e di silenzio pieno.
     Sol Corinto pastor ne’ boschi folti
cantava per amor di Galatea
tra’ faggi, e non v’è altri che l’ascolti:
     né alle luci lacrimose avea10
data quiete alcuna, anzi soletto
con questi versi il suo amor piangea:
     — O Galatea, perché tanto in dispetto
hai Corinto pastor, che t’ama tanto?
perché vuoi tu che muoia il poveretto?15
     Qual sieno i mia sospiri e il tristo pianto
odonlo i boschi, e tu, Notte, lo senti,
poi ch’io son sotto il tuo stellato ammanto.
     Sanza sospetto i ben pasciuti armenti
lieti si stanno nella lor quiete,20
e ruminando forse erbe pallenti.
     Le pecorelle ancor drento alla rete,
guardate dal can vigile, si stanno
all’aura fresca dormienti e liete.