Pagina:Lorenzo de' Medici - Opere, vol.1, Laterza, 1913.djvu/63

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ii - comento sopra alcuni de’ suoi sonetti 57

«gentile», difinire una sola volta per sempre quello che sia gentilezza secondo la mia opinione. Né arei presunto di far questo, se Dante, clarissimo poeta, in quella canzone dove si difinisce la gentilezza, non si fussi ristretto alla difinizione della gentilezza dell’uomo, la quale lui chiama «quasi nobilitá». Ma, essendo questo vocabulo, secondo il vulgare uso, quasi comune a tutte le cose, non mi pare inconveniente dire quello che ne intendo, massime perché nella significazione che si usa è vocabulo nuovo ed al tutto vulgare, del quale non può essere né per difinizione né per l’uso degli antichi alcuna certa proprietá. Pare adunque a me che questo vocabulo «gentile» sia nato da quelli che «gentili» furono chiamati, cioè i Romani, i quali e dalli ebrei teologi e da’ cristiani furono chiamati «gente», e di poi «gentili», come per molti esempli si può provare. E perché i gentili, cioè i Romani, in queste cose che il mondo onora e pregia furono reputati eccellentissimi, credo si cominciassi chiamare «gentile» ogni cosa che avessi tra le altre qualche eccellenzia, quasi opera fatta da’ gentili o che alla eccellenzia loro convenissi. L’uso di poi ha allargato la significazione del vocabulo, tanto che la difinizione è molto difficile. Perché si dirá, verbigrazia, uno «gentile avorio», uno «gentile ebano», che l’uno è tanto piú bello quanto è piú candido, l’altro quanto è piú nero è piú stimato: cose molto contrarie l’una all’altra, e nondimeno espresse dal medesimo vocabulo. Diremo adunque «gentile» essere quella cosa, la quale è bene atta e disposta a fare perfettamente l’ufficio che a lei si conviene, accompagnata da grazia, la quale è dono di Dio. E per esemplo chiameremo un «gentile cavallo corridore», il quale corre piú velocemente che gli altri; ed oltre a questo vi aggiugneremo la bellezza che agli occhi lo facci grato, perché, oltre al correre forte, non sarebbe gentile, se non corressi levato e ben partito e con poca dimostrazione di fatica o d’affanno. Né sarebbe gentile se e’ non fussi bello, né avessi piccola testa e asciutta, larghe le nare del naso, gli occhi di conveniente grandezza e vivi, piccoli orecchi, collo sottile e svelto, non molto petto ma raccolto, il piè di buon colore, e forti, alti e larghi calcagni, giuntato corto, le gambe né grosse