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58 | ii - comento sopra alcuni de’ suoi sonetti |
né sottili ma asciutte, le quali equalmente eschino delle spalle, abbi assai a proporzione del resto dalla punta della spalla al guidalesco, schiena non molto lunga, doppio di lombi, poco corpo e non pendente, e lungo piú di sotto che nella schiena, le lacche buone, le falci di drieto diritte, piccola coda, mantello che sia grato agli occhi con qualche buon segno, come sarebbe un cavallo, verbigrazia, tutto morello col piè di drieto sinistro balzano e un poco di stella in fronte. Chi volessi laudare con queste parti un corsiere da guerra errerebbe, perché ha a fare uffizio molto diverso. E però la gentilezza è quasi una distinzione iudiciale di tutte le cose. Volendo adunque vedere quello che era il mio cuore giá fatto gentile, è necessario intendere l’uffizio del mio cuore, il quale, avendo per obbietto gli occhi e bellezza della donna mia, a me pare avessi tre uffizi, l’uno conoscere, l’altro amare, il terzo fruire e godere quella bellezza. E se questa bellezza è grande, come abbiamo detto, grande perfezione bisognava fussi quella del cuore a conoscerla, ad amarla e fruirla. Non diremo piú di questa parte per al presente, perché nelli sonetti seguenti esplicheremo molto meglio questa materia, e mostreremo chiaramente perché il cuore giá fatto gentile non può bramare altra bellezza che quella della donna mia.
Candida, bella e delicata mano, |
Abbiamo detto quelle cose potersi chiamare gentili, le quali perfettamente e con grazia fanno quello a che sono ordinate.