Pagina:Lorenzo de' Medici - Opere, vol.1, Laterza, 1913.djvu/73

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ii - comento sopra alcuni de’ suoi sonetti 67

questo che, subito che il cuore è diventato materia gentile, tanto può stare sanza la forma gentile, quanto può la materia sanza forma. E perché lo amore congiugne la materia e la forma, cioè un naturale desiderio che ha l’uno dell’altro, cosí Amore, che mosse quella mano a fare gentile il mio cuore, fa ancora che di nuovo si muove a darli tanta gentile impressione. E, trovando il mio cuore sanza durezza, cioè mollificato ed atto a ricevere ogni impressione, comincia col dito a scrivere in lui il nome della donna mia, quel nome, dico, al quale Amore consecrò il mio cuore; perché «consecrare» s’intende un tempio a uno iddio o una chiesa a un santo, dandoli il titolo di quel nome, perché perpetualmente si conosca quel tal tempio o chiesa. Adunque il cuor mio fu veramente consegrato, perché Amore ne fece un tempio ed abitaculo per sempre, dove si celebrassi e stessi quel nome della donna mia. Dipinge ancora quel candido dito l’apparenza del viso della donna mia, e quelle perturbazioni e passioni che a gentile donna si convengono, come è qualche modesta letizia e qualche dolce perturbazione. E perché pare cosa impossibile quello che appresso si scrive, cioè che si possa descrivere o depingere i pensieri che non sono sottoposti agli occhi, bisogna intendere che le passioni che convengono alla donna mia sono tre, cioè le due che abbiamo dette della modesta letizia e dolce perturbazione, e quella che si gli aggiunge al presente è l’amore, il quale include di necessitá una dolce speranza; né si esclude delle quattro perturbazioni il timor solamente, perché questo non si conviene a sí gentile donna, ancora che sia comune a tutti gli uomini. Volendo adunque fare menzione di questa gentilissima passione dello Amore, ed essendo il vero nutrimento dello Amore i pensieri, abbiamo detto nel mio cuore essere dipinti i suoi pensieri amorosi, e, volendo riferire questa pittura agli occhi, bisogna intendere che il medesimo viso della donna mia, che prima era dipinto or lieto, or dolcemente perturbato, fussi dipinto ancora qualche volta amoroso, perché, come conosciamo la letizia e il dolore, e ridendo e piangendo e per altri segni, cosí i pensieri amorosi per molti segni si comprendono, anzi dagli occhi innamorati difficilmente si nascondono; e tra gli