Pagina:Lorenzo de' Medici - Opere, vol.1, Laterza, 1913.djvu/86

Da Wikisource.
80 ii - comento sopra alcuni de’ suoi sonetti

forse pare impropriamente detto che i pensieri melanconici e flemmatici avessino tanta forza nel tempo dell’aurora, che abbiamo detto muoversi il sangue, bisogna intendere che, come dicemo ne’ sonetti precedenti, gli amanti il piú delle volte o sono o diventano di natura melanconici. E benché in ogni tempo produchino pensieri simili alla complessione, pure questi tali pensieri multiplicano piú, quando alla natura si aggiugne il tempo nel quale si muove l’umore. E però ancora che succede quel tempo che pare contrario alla malinconia, interviene come d’una fornace, della quale ancora si levi il fuoco, vi resta il caldo per qualche tempo, per la impressione che ha fatto il fuoco; perché naturalmente da uno estremo a un altro non vi si va sanza mezzo. La impressione che ha fatto l’umore malinconico è grande, e la flemma che subintra non è opposita in modo allo umore precedente, che gli tolga forza per la partecipazione che ha colla maninconia della freddezza. E però, giugnendo questi pensieri cosí fortificati dagli umori, allora che si muove il sangue, bisogna che a grado a grado per la forza dell’umore si reduchino i pensieri alla natura del sangue. E però all’ora giá detta veramente la forza di quelli maligni non era tanto diminuita, che reducessi il sonno agli occhi miei. Non bastorono i prieghi miei a farmi esaudire da’ sospiri, da’ pensieri e dalle lacrime. E però, pensando quello che piú potessi fare, mi accorsi che la cagione vera del male mio, quella che moveva le lacrime ed i sospiri ed i pensieri, era Amore. E però cominciai a voltare a lui i miei prieghi, ed, avendo chiesto a quegli primi invano pace, mi ridussi con Amore a domandarli triegua, cosa che piú facilmente doveva consentire, perché la pace è una perpetua quiete, la triegua temporanea; e, perché piú facilmente me l’acconsentisse, promissi ad Amore che, ancora che io dormissi, non mi rebellerei del suo regno, e ne’ sonni miei vederei il viso della donna mia, udirei le sue dolce parole e toccherei quella candidissima mano, ed i pensieri miei dormendo sarebbono amorosi come erano nella vigilia; solamente con questa differenzia: che, vegghiando o per gelosia o per desiderio, i pensieri erono molestissimi e duri; dormendo, sarebbono dolci e