Pagina:Lorenzo de' Medici - Opere, vol.1, Laterza, 1913.djvu/91

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ii - comento sopra alcuni de’ suoi sonetti 85

come si vede per esemplo che chi aspetta una simile dolcezza o chi di fresco l’ha provata, vorrebbe alienarsi da tutti gli altri pensieri. Ed io ho conosciuto qualcuno, che, avendo una súbita ed insperata novella e insperata certezza nel propinquo e futuro bene, ne resta quasi attonito, sanza udire alcuna cosa che gli sia detta o usare alcuno senso, essendo astratto da quel pensiero. Questi effetti amorosi adunque mostra il presente sonetto, il quale, posponendo a simili pensieri amorosi tutte le cose che agli uomini comunemente sono gratissime e dolce, assai chiaro fa intendere quanto sia grande la dolcezza della amorosa cogitazione. Dice adunque lasciare a chi le vuole le pompe e gli alti onori e le pubbliche magnificenzie, come piazze, templi e gli altri edifici pubblici, e per questo denota gli ambiziosi e quelli che con sommo studio cercano l’onore. Dice di poi che cerchi ancora chi vuole le civili dilicatezze, e per questo denota tutti i piaceri e lascivie umane. Aggiugne il tesoro, mostrando l’amore e lo studio della pecunia, perché l’appetito nostro solamente circa a queste tre cose si estende, cioè ambizione, voluttá corporale e avarizia, perché l’onore, il piacere e l’utile impedisce ogni altra nostra operazione. Séguita di poi mostrando che cose aiutano e nutriscono i pensieri amorosi, cioè un verde praticello pieno di be’ fiori, ed un rivolo che bagni i fiori e l’erba intorno al luogo onde gira, e gli amorosi canti di qualche uccelletto. E qui è da notare che, contro alle pompe e edifizi magni e l’altre cose descritte con parole grandi e magnifiche, si oppone tutte cose piccole e chiamate per vocabuli diminutivi, come «praticello», «rivuli» ed «augelletti», per provare meglio che, se le predette cose grandi sono accompagnate da mille duri pensieri e da mille dolori, queste piccole a contrario debbono inducere piú tranquilli e queti pensieri. Séguita di poi che le selve, monti e sassi, le spelonche, le fere silvestre, e qualche timida ninfa sono cose propizie a questi pensieri d’amore, per mostrar in effetto che la solitudine e il dilungarsi dall’umano consorzio riduce la mente piú quieta e non forza i pensieri. E però, non sendo forzati, facilmente tornono alla natura, e si profondono tanto piú nella immaginazione di quello che piú