Pagina:Lorenzo de' Medici - Opere, vol.1, Laterza, 1913.djvu/98

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92 ii - comento sopra alcuni de’ suoi sonetti

perché chi dice «questa cosa non può essere» presumme di sapere tutte le cose che possono essere, e quanto sia la potenza della natura. E nondimeno si vede molti effetti naturali diversi e quasi incredibili, se non fussino notissimi quasi a ogni persona. E chi crederebbe che d’uno piccolo acino d’uva, nel quale non si vede colore, odore o sapore certo, si generassi la vite con tante degne qualitá? Questo medesimo degli altri semi, che tutti servano diversamente le proprie spezie, né paiono mirabile queste cose perché si veggono a ogni ora. Ed a me pare che sia maggiore maraviglia quelle che ad ogni ora si veggono degli effetti naturali, che quelle di alcune altre cose, le quali, per essere molto rare e lontane dalla cognizione nostra, paiono mirabile. Come sono alcune spezie d’animali, che per essere ignote a noi, giudichiamo quasi impossibile che possino essere; e forse in quelli paesi che le producono, sono cosí comune come a noi cani, cavagli ed altri simili animali. Leggonsi quelle sei maraviglie, che mette il poeta nostro Petrarca in quella canzone che comincia: «Qual piú diversa e nuova», appresso gli autori antichi e autentici. E chi considera bene e quelle e l’altre cose che per mirabili si predicono, vederá, se si può cosí dire, molto maggiore fatica della natura in queste cose che ad ogni ora abbiamo innanzi agli occhi, che in quelle le quali ammiriamo piú tosto per essere rare che impossibile. Debbonsi adunque gli amorosi miracoli, se non al tutto credere che sieno, almanco credere che sieno possibili. Ed a me è paruto dover fare questa preparazione nella esposizione del presente sonetto, avendo a narrare una cosa che forse pare impossibile e nondimeno è vera; perché il sonetto non intende che provare come il desiderio della morte è cagione immediate della vita. E, per venire allo effetto, bisogna intendere che la mia gentilissima donna aveva per uno suo costume spesso in bocca la morte, e mostrava nelle parole sue bramarla. Credo, conoscendosi tanto gentile, che gli pareva questa vita noiosa, né fussi degna di sí bella cosa; ed, essendo io suto presente qualche volta quando lei dolcissimamente chiamava la morte, mi veniva tanta amaritudine e dolore, quanto darebbe a ciascuno il dubbio della privazione