Pagina:Lorenzo de' Medici - Opere, vol.2, Laterza, 1914.djvu/103

Da Wikisource.

xi - la rappresentazione di san giovanni e paolo 97


Costantino risponde:


     L’animo che alle cose degne aspira,
quanto può cerca simigliare Dio:
vincer si sforza e superar desira
finché contenta il suo alto desio;
ma poi lo sdegno conceputo e l’ira,
l’offesa mette subito in oblio.
Io ti perdono, e posto ho giú lo sdegno:
non voglio il sangue, ma la gloria e ’l regno.

E, vòltosi a Gallicano:


     O Gallican, quando tu torni a me,
sempre t’ho caro ancor sanza vittoria:
or pensa adunque quanto car mi se’,
tornando vincitor con tanta gloria;
veder legato innanzi agli occhi un re:
cosa che sempre arò nella memoria.
Ma dimmi: questa croce, onde procede,
che porti teco? hai tu mutato fede?

Risponde Gallicano a Costantino:


     Io non ti posso negar cosa alcuna:
or pensa se negar ti posso ’l vero;
il ver, che mai a persona nessuna
di negarlo uom gentil de’ far pensiero.
Di questa gloriosa mia fortuna
rendute ho grazie a Dio, or in San Piero.
Perché ’l vincer da Cristo è sol venuto,
porto il suo segno, e l’ho da Cristo avuto.
     Io t’accennai nelle prime parole,
in effetto fui rotto e fracassato.
Campò di tanti tre persone sole:
io e questi duo’ cari qui dallato;


Lorenzo il Magnifico, Opere - ii. 7