Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta. |
96 | xi - la rappresentazione di san giovanni e paolo |
Per esser primo a darti tal conforto,
non so i particolar di questa impresa.
Basta, la terra è nostra; e questo è certo.
Dammi un buon beveraggio, ch’io lo merto.
Costantino.
Io non vorrei però error commettere,
credendo tai novelle vere sièno.
Costui di Gallican non porta lettere;
la bugia in bocca e ’l ver portano in seno.
Orsú, fatelo presto in prigion mettere:
fioriranno, se queste rose fièno:
se sará vero, arai buon beveraggio;
se no, ti pentirai di tal viaggio.
Torna in questo Gallicano, e dice a Costantino:
Ecco, il tuo capitan vittorioso
ritorna a te dalla terribil guerra,
d’onor, di preda e di prigion copioso;
ecco il re giá signor di quella terra.
Ma sappi ch’ella andò prima a ritroso,
ché chi fa cose assai spesso ancor erra:
pur, con l’aiuto che Dio ci ha concesso,
abbiam la terra e ’l regno sottomesso.
Il re preso a Costantino dice:
O imperadore, io fui signore anch’io;
or servo e prigion son io e’ miei figli.
Se la Fortuna, ministra di Dio,
questo ha voluto, ognuno esemplo pigli;
ed ammonito dallo stato mio,
de’ casi avversi non si maravigli.
Il vincer è di Dio dono eccellente,
ma piú nella vittoria esser clemente.