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Pagina:Lorenzo de' Medici - Opere, vol.2, Laterza, 1914.djvu/101

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xi - la rappresentazione di san giovanni e paolo 95

se non ti muove l’etá mia senile,
muovati l’innocenzia e l’etá tenera:
uccidere un legato è cosa vile,
e la clemenzia ciascun lauda e venera:
il regno è tuo; la vita a noi sol resti,
la qual a me per brieve tempo presti.

Il principe, uno de’ figliuoli del detto re, dice:


     Noi, innocenti e miser figli suoi
(poiché Fortuna ci ha cosí percossi),
preghiam salvi la vita a tutti noi,
piacendoti; e, se ciò impetrar non puossi,
il nostro vecchio padre viva, e poi
non ci curiam da vita esser rimossi.
Se pur d’uccider tutti noi fai stima,
fa’ grazia almeno a noi di morir prima.

Gallicano.


     La pietá vostra m’ha sí tócco il core,
che d’aver vinto ho quasi pentimento:
ad ogni giuoco un solo è vincitore,
e l’altro vinto de’ restar contento.
Dell’una e l’altra etá, pietá, dolore;
lo esemplo ancor della Fortuna sento:
però la vita volentier vi dono,
insin che a Costantin condotto sono.



Il messo, che porta le nuove della vittoria a Costantino, dice cosí:


     O imperador, buone novelle porto.
Gallican tuo ha quella cittá presa;
e credo che ’l re sia o preso o morto:
vidi la terra tutta in fiamma accesa.