Pagina:Lorenzo de' Medici - Opere, vol.2, Laterza, 1914.djvu/108

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102 xi - la rappresentazione di san giovanni e paolo


Costanzo, l’altro fratello.


Ed io ancor di questo son contento,
perché credo sarai benigno e grato:
io minor cedo, poiché ’l maggior cede.
Or siedi ormai nella paterna sede.

Il nuovo imperadore.


     O dolci frati, poiché v’è piaciuto
che, di fratel, signor vostro diventi,
e che dal mondo tutto abbi tributo
e signoreggi tante varie genti,
l’amor fraterno sempre fra noi suto
sempre cosí sará, non altrimenti:
se fortuna mi dá piú alti stati,
siam pur d’un padre e d’una madre nati.

Un servo.


     O imperadore, e’ convien ch’io ti dica
quel che tener vorrei piú presto occulto.
Una parte del regno t’è nimica,
e rebellata è mossa in gran tumulto:
perché tuo padre piú non vuol fatica,
contra a’ tuoi officiali han fatto insulto,
né stimon piú i tuoi imperi e bandi:
convien che grande esercito vi mandi.

Imperadore.


     Ecco la profezia del padre mio,
che disse che ’l regnare era un affanno,
a pena in questa sede son post’io,
ch’io lo conosco con mio grave danno: