Pagina:Lorenzo de' Medici - Opere, vol.2, Laterza, 1914.djvu/303

Da Wikisource.

v - canzoni a ballo 297

vii

[La pietosa]


     Io conosco il gran desio
che ti strugge, amante, il core:
forse che di tanto amore
ne sarai un dí giulío.
     Ben conosco la tua voglia:
so ch’io son da te amata;
tanta pena e tanta doglia
sará un dí remunerata.
Tu non servi donna ingrata;
provato ho d’amor la forza;
io non nacqui d’una scorza:
son di carne e d’ossa anch’io.
     Tu non perdi invano il tempo:
toccherai un dí ben porto;
ci sará ben luogo e tempo
a poterti dar conforto.
Non ti sará fatto torto,
ché conviene amar chi ama
e rispondere a chi chiama:
sta’ pur forte e spera in Dio.
     A chi può me’ che all’amante
questo amore esser donato?
Ché, s’egli è fermo e costante,
con suo prezzo l’ha comprato.
Statti pur cosí celato
e ritocca il tuo zimbello:
calerá ben qualche uccello
alla rete, amante mio.