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26 ix - la caccia col falcone

20

     — State avveduti. Ah! Scaccio, frulla, frulla:
e che leva cacciando l’amor mio?
ma io non veggo però levar nulla,
e n’ha pur voglia e n’ha pur gran disio.
Guarda la Torta lá che si trastulla.
O che romor faranno! e giá ’l sent’io.
Chi salta e balla e chi le leverá,
di questi cani il miglior can será.

21

     Io veggo che Buontempo è in sulla traccia:
ve’ che le corre e le fará levare:
abbi cura a Buontempo, ché le caccia;
parmi vederle e sentirle frullare:
benché e’ sia vecchio assai, non ti dispiaccia;
ch’io l’ho veduto e so quel che sa fare;
io so che ’l mio Buontempo mai non erra.
Ecco; a te, Ulivier; guardale a terra.

22

     Guarda quell’altra all’erta, una al fossato:
non ti diss’io, che mi parea sentille?
guardane una alla vigna e l’altra allato,
guardane dua da me, guardane mille. —
Alla brigata prima avea gittato
Giovan Francesco, ed empieva le ville
di grida e di conforti al suo uccello:
ma per la fretta gittò col cappello.

23

     — Ecco, Guglielmo, a te una ne viene:
cava il cappello, ed alzerai la mano;
non istar piú, Guglielmo; ecco, a te; bene. —
Guglielmo getta e grida; — Ahi! villano. —
Segue la starna, e drieto ben le tiene
quello sparviere e in tempo momentano
détte in aria forse cento braccia;
poi cadde in terra, e giá la pela e straccia.