Pagina:Lorenzo de' Medici - Opere, vol.2, Laterza, 1914.djvu/73

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capitolo vi 67

     Però non manca mai la sete nostra
per questo o quello, o questo e quello insieme,65
fin ch’altro maggior ben se gli dimostra.
     Il fonte sol, che ’l santo liquor geme,
spegne la sete nostra: o liquor santo,
spegni la sete mia che troppo prieme.
     Poi che ogni cosa appunto è buona quanto,70
ben d’ogni ben, la fai colla presenzia,
non ne lasciar sanza te esser tanto.
     O prima mente, ch’è sanza demenzia,
o prima Sapienza alta e profonda,
non maculata mai da insipienzia.75
     Alla qual par che nulla mai s’asconda
di quel ch’ordina e crea il tuo intelletto
per provvidenzia immensa, quale abbonda.
     Né una pur delle cose hai negletto,
su le quai produce tua caritá immensa,80
ma dal perfetto vedi l’imperfetto.
     Eppur fa tutto tua caritá accensa,
e sta stupita in ciò la mente mia,
che a chi non pensa, a lei provvede e pensa.
     O abundante grazia, o mente pia,85
com’esser può ch’ogni minima cosa
da te pasciuta ed adempiuta sia;
     e l’uom, fattura tua maravigliosa,
che ’l nome santo tuo cole ed adora,
lasciato in sete sia tanto bramosa?90
     L’uom, dico, che per fede sol te onora,
non patir ch’abbi sempre inquietudine,
che solo in te posarsi spera ancora.
     Fugga da quella immensa multitudine
di tua beneficenzia e tanta laude,95
la malefica e trista ingratitudine.
     Da te, o veritá, fugga la fraude,
perché certo fraudata saria l’alma,
se dopo tanta sete ancor non gaude.