Pagina:Lorenzo de' Medici - Opere, vol.2, Laterza, 1914.djvu/75

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capitolo vi 69

     Cosí di queste tre ciascuna è abile
nel modo suo l’eternitá fruire,
fatte immortali, in eterno durabile.
     L’intelletto intendendo, il buon disire
volendo; e pria la vita che n’è data140
vivendo sanza mai poter morire.
     Sendosi agli altri due comunicata
l’eternitá, alli posteriori
prima nella vita è, che prima è nata.
     Porrai dunque ancor fine a’ miei dolori145
saran beati per ereditá,
e per grazia abbondanti i nostri cuori.
     Almeno or qualche parte ce ne fa,
fa che alquanto gustiam speranza certa
in questa vita della tua bontá.150
     Se non ti piace ancor, perché nol merta
l’anima ancora, almen, noi ti preghiamo,
mostra la via della salute aperta.
     Concedi che ingannar non ne lasciamo
da mondane lusinghe corruttibile,155
né ’l certo per l’incerto e van perdiamo.
     Fortificando il cor contra il terribile
impero di fortuna, e sua minaccia,
a cui cede talor l’uom ch’è sensibile,
     mostra benigno a noi la santa faccia;160
o padre a’ tuoi figliuoli indulgentissimo,
la tua misericordia apra le braccia.
     Recrea quos creasti, o Bene amplissimo;
aiuta noi, perché di te sol nati
siam, Padre onnipotente e clementissimo.165
     Gl’intelletti e disir nostri assetati
tua veritá sol empie, e bontá intègra,
né la cagion pensiam che n’ha creati.
     Miserere alla figlia infetta ed egra
alma, dalla celeste patria lunge,170
ch’esula in questa selva oscura e negra.