Pagina:Lorenzo de' Medici - Opere, vol.2, Laterza, 1914.djvu/76

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70 x - altercazione

     Leva dal cor quel che da te il disgiunge;
miserere del pianto lacrimoso
pel desir della patria, che ’l cor punge.
     Ov’è la patria, ivi è vero riposo;175
ov’è il padre e la patria, posa il figlio;
quivi è ben sommo, vero e copioso.
     Inquietudine è dov’è l’esiglio,
e falso ben, anzi mal vero e aperto;
però fa noi del tuo divin conciglio.180
     Allora al cuor s’è qualche bene offerto,
allor viviam da’ rei pensier remoti,
e l’alma gusta qualche ben ch’è certo.
     Quando li nostri cor pronti e devoti
pensano a te, e’ par che al suo ben giunga185
l’alma, se drizza a te tutti i suoi voti.
     Se avvien che teco il suo pensier congiunga,
allor quiesce: adunque da noi fugga
quel che da tal pensier l’alma dilunga.
     Freddezza e diffidenzia in noi si strugga,190
e la disperazione; e l’alma poi
a fede e speme e caritá rifugga.
     Sí che da te mai siam divisi noi,
o vita delle vite, e vero lume,
che ogni altro lume alluminar sol puoi.195
     Dalla via vera erriam sanza il tuo nume,
e presto nelle ténebre cadremo
esterior, seguendo il primo acume.
     Dunque fa dal principio al fin supremo
l’alma solo a te viva, ed in tua luce200
luca, quando è passato il punto estremo.
     Teco arda e goda, poi che si conduce
a te, infinito ben, veritá, vita,
per te via, che a tal ben se’ nostro duce.
     Fanne amar la bellezza tua infinita,205
privi d’ansietá, che ’l cor tormenti,
e te, Ben sommo, che ogni mente incíta,
     fruir possiam sempre avidi e contenti.