Pagina:Lorenzo de' Medici - Opere, vol.2, Laterza, 1914.djvu/9

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I

Capitolo dove eccito ed esorto me medesimo.


     Déstati, pigro ingegno, da quel sonno,
che par che gli occhi tua d’un vel ricuopra,
onde veder la veritá non ponno:
     svégliati omai; contempla ogni tua opra
quanto disutil sia, vana e fallace;5
poi che ’l disio alla ragione è sopra.
     Deh pensa, quanto falsamente piace
onore, utilitá, o ver diletto,
ove per piú s’afferma esser la pace.
     Pensa alla dignitá del tuo intelletto,10
non dato per seguir cosa mortale,
ma perché avessi il cielo per suo obietto.
     Sai per esperienzia quanto vale
quel ch’altri chiama ben, dal ben piú scosto,
che l’oriente dall’occidentale.15
     Quella vaghezza, ch’agli occhi ha proposto
Amor (e cominciò ne’ teneri anni),
d’ogni tuo viver lieto t’ha deposto.
     Brieve, fugace, falsa e pien d’affanni,
ornata in vista, ma poi crudel mostro,20
che tien lupi e delfin sotto i be’ panni.
     Deh pensa, qual sarebbe il viver nostro,
se quel, che dee tener la prima parte,
preso avessi il cammin, qual io t’ho mostro.