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Pagina:Lorenzo de' Medici - Opere, vol.2, Laterza, 1914.djvu/96

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90 xi - la rappresentazione di san giovanni e paolo

Ma la Fortuna m’ha campato a torto,
acciò ch’io vegga tanto mio dolore.
Almanco fuss’io morto questo giorno!
ché non so come a Costantin ritorno.

Giovanni.


     Quando Fortuna le cose attraversa,
si vuol reputar sempre che sia bene.
Se tu hai oggi la tua gente persa,
ringrazia Dio, ché questo da lui viene.
Non vincerá giamai la gente avversa
chi contra sé vittoria non ottiene;
né vincer altri ad alcuno è concesso,
se questo tal non sa vincer se stesso.
     Forse t’ha Dio a questo oggi condotto,
perché te stesso riconoscer voglia.
E se l’altrui esercito hai giá rotto,
sanza Dio non si volge in ramo foglia.
Quel che può l’uom da sé, mortal, corrotto,
altro non è se non peccato e doglia.
Riconosciti adunque, ed abbi fede
in Dio, dal qual ciaschedun ben procede.

Paulo.


     Non creder che la tua virtute e gloria,
la tua fortezza e ingegno, o Gallicano,
t’abbia con tanto onor dato vittoria:
Dio ha messo il poter nella tua mano.
Perché n’avevi troppo fumo e boria,
Dio t’ha tolto l’onore a mano a mano,
per mostrare alle tue gonfiate voglie
che lui è quel che ’l vincer dá e toglie.
     Ma, se tu vuoi far util questa rotta,
ritorna a Dio, al dolce Dio Gesúe: