Pagina:Lorenzo de' Medici - Opere, vol.2, Laterza, 1914.djvu/97

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xi - la rappresentazione di san giovanni e paolo 91

l’idol di Marte ch’è cosa corrotta,
ferma il pensier, non adorar mai piúe;
poi vedrai nuova gente qui condotta,
in numer grande e di maggior virtúe.
Umilia te a Gesú alto e forte,
ché lui sé umiliò fino alla morte.

Gallicano.


     Io non so come a Gesú fia accetto,
se a lui me umilio, come m’è proposto;
ché da necessitá paio costretto
in questo miser stato che m’ha posto.
Io ho sentito alcun cristian, c’ha detto
che Dio ama colui, quale è disposto
dargli il cuor lietamente e voluntario:
la mia miseria in me mostra il contrario.

Giovanni.


     In ogni luogo e tempo accetta Dio
nella sua vigna ciascun operaio;
e ’l padre di famiglia dolce e pio
a chi vien tardi ancor dá ’l suo danaio.
Dá’ pur intero a lui il tuo disio,
poi cento ricorrai per uno staio:
inginòcchiati a Dio col corpo e core;
e lui ti renderá gente ed onore.

Gallicano s’inginocchia e dice.


     O magno Dio, omai la tua potenzia
adoro, e me un vil vérmin confesso.
Se piace alla tua gran magnificenzia,
fa’ che vincer mi sia oggi concesso:
se non ti piace, io arò pazienzia.