Pagina:Loti - Pescatori d'Islanda.djvu/102

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sua coda di capelli caduta dal serra-testa simile a una magra matassa di canape grigia:

Ah mia buona Gaud — ho incontrato il «figlio di Gaos» a Plouberzel mentre raccoglievo le mie legna; allora abbiamo parlato del mio piccolo, tu capisci. Essi sono arrivati questa mattina d’Islanda e, a mezzogiorno è venuto a trovarmi, quando io non c’ero. Povero giovane! Aveva le lacrime agli occhi anche lui... Ha voluto accompagnarmi fino alla mia porta per portare il mio fascio di legna......

Ella ascoltava ciò, in piedi ed il suo cuore si stringeva sempre di più; così quella visita di Yann su cui ella aveva tanto contato per dirgli tante cose, era già fatta e senza dubbio non si rinnoverebbe più; era finito....

Allora la casetta le sembrò più desolata, la miseria più dura, il mondo più vuoto — ed abbassò la testa con un desiderio di morire.


Capitolo Quattordicesimo.


L’inverno venne lentamente. I giorni grigi si successero a giorni grigi, ma Yann non ricomparve — e le due donne vissero abbandonate. Col freddo la loro vita divenne più costosa e più dura. E poi diventava sempre più difficile curare la vecchia Yvonne. La sua povera testa se ne andava; montava in collera facilmente, per dei nonnulla — e diceva delle cattiverie e delle ingiurie. Povera vecchia! era ancora così dolce nei suoi giorni buoni e Gaud non cessava dì rispettarla, e di circondarla di premure. Essere stata sempre buona e finire per essere cattiva; spiegare verso la fine, tutto un fondo di malizia che aveva dormito tutta la vita, tutta una scienza di parole volgari, che aveva nascoste, quale derisione di anima, e quale mistero burlesco! Ella cominciava anche a cantare, e ciò faceva ancora più male dei suoi scatti, delle sue collere; cantava, a caso, delle cose che le venivano in testa, per esempio degli oremus di messa, e degli stor-