Pagina:Loti - Pescatori d'Islanda.djvu/129

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sulla Zenobia ad Aden, un giorno veggo dei mercanti di piume di struzzo che salgono a bordo.

«Buongiorno, caporale d’armi; noi non ladri, noi buoni mercanti».

— A te buon mercante, dico io, porta un poco....

Ma fu interrotto da uno dei piccoli fratelli di Yann, un futuro islandese, che non si sentì bene per aver bevuto troppo sidro. Dovettero metterlo a letto e così anche questo secondo racconto fu interrotto. Il vento nel camino urlava come un dannato che soffre, ogni tanto con una forza da far paura, scuoteva tutta la casa dalle sue fondamenta di pietra. — Si direbbe che gli dispiaccia che noi ci stiamo divertendo, disse il cugino pilota. — No, è il mare che non è contento — rispose Yann sorridendo a Gaud — perchè io avevo promesso di fare le mie nozze con lui. Intanto una specie di languore strano cominciava a prenderli tutti e due; essi parlavano più basso con la mano in mano, isolati in mezzo alla gaiezza degli altri. Yann — conoscendo l’effetto del vino sui sensi, non aveva bevuto affatto. E arrossiva ora, quel gran giovanotto, quando qualcuno dei suoi compagni islandesi, diceva un frizzo di marinaio sulla notte che avrebbe passata.

Un momento diventò triste pensando a Silvestro.... Si era già deciso inoltre, che per rispetto a lui ed al padre dì Gaud, non si sarebbe ballato.

Si era già al dessert; ben presto sarebbero cominciate le canzoni. Prima però si dissero le preghiere pei defunti; nelle feste dei matrimoni non si mancava mai a quel dovere di religione, e quando si vide il padre Gaos levarsi e scoprirsi la testa bianca, tutti fecero silenzio.

— Questo, disse, è per mio padre Guglielmo Gaos.

E segnandosi cominciò la preghiera latina: