Pagina:Loti - Pescatori d'Islanda.djvu/143

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cosa terribile era dunque quel mestiere d’Islanda per ispirare agli uomini tanto spavento?

Nonostante però vi erano dei marinai che sorridevano e che forse, come Yann, amavano la vita al largo e la grande pesca. Quelli erano i buoni, avevano l’aria nobile e bella; se erano scapoli andavano incuranti, gettando un ultimo sguardo alle ragazze; se erano ammogliati abbracciavano le loro mogli ed i loro figli con una dolce tristezza ed una buona speranza di ritornare più ricchi.

Gaud si sentì un poco rassicurata vedendo che andavano tutti a bordo della Leopoldina, la quale aveva veramente un equipaggio scelto.

I battelli uscivano due a due, quattro, a quattro trascinati al di fuori dai rimorchi. E allora, appena si cominciavano a muovere, i marinai scovrivano il capo intonando a piena voce «Ti saluto Stella del mare»: sulla spiaggia le mani di donne si agitavano nell’aria per gli ultimi addii e delle lagrime cadevano sulla mussola delle cuffie.


Capitolo Terzo.


Appena la «Leopoldina» fu partita, Gaud s’incamminò — con un passo rapido — verso la casa dei Gaos.

Un’ora e mezzo di cammino lungo la costa, presso i sentieri familiari di Ploubazlanec, ed arrivò là basso nella sua nuova famiglia.

La «Leopoldina» doveva passare, davanti quel Pors Even da dove la sera sarebbe partita definitivamente.

Là si sarebbero visti un’ultima volta e sarebbero restati insieme un altro poco.

A terra, dove non si vedevano i marosi lontani, era sempre lo stesso bel tempo primaverile, lo stesso cielo tranquillo. Essi uscirono un momento sulla strada dandosi il braccio; ciò ricordò loro la passeggiata del giorho prima con la differenza che la notte non sarebbero