Pagina:Lucifero (Mario Rapisardi).djvu/128

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lucifero

Sbuca fuor dagli agguati orrido, e caccia
Su le rotte acque a gavazzar la morte.
Oh! che chiedi alla terra, al mar che chiedi,
345Sconsolata fanciulla? Ha stelle e fiori,
Stelle e fiori ha il cor mio! Se amor tu chiedi,
Vieni, il cor mio ti dò; vieni, e saranno
Pe ’l tuo morbido crin tutti i miei fiori,
Pe ’l tuo picciolo cor tutte le stelle! —
350Tremava ella, e tacea. Pallida e mesta
Cadea la luna; impallidía la bella
Sospirosa al partir; tendea le braccia
Egli, e gemea:
                  — Deh! non fuggir, t’arresta!
Son dell’amor, son tue l’albe dei cieli;
355Tue son le perle del mattin; tue sono
L’armonie di quest’aure; è tua la vita!
Vieni, vieni con me, vivi, e tríonfa
Dentro un raggio di Sol, dentro i diffusi
Regni del mio pensier! Dalle voraci
360Onde non io le tue candide membra,
Non io la tua beltà tolsi agli abissi,
Perchè deserta, in peregrina stanza
Ospite delle fredde ombre ti aggiri;
Nè alfin la morte al voto mio t’arrese,
365Perchè al tornar de la diurna luce
La negra terra ad abitar tu scenda.
No, non fuggir! Nè il suol, nè il mar, nè il cielo
Nè la morte ti avrà: l’amor ti spira
Vita più bella, ed all’amor vivrai! —
370Dicea, come piangesse, e facea forza
Di caldi amplessi e di sospiri al fato.
S’alza fra tanto il sole; ed ei su ’l petto
L’aure fugaci e il suo dolore abbraccia.
— Sorgi dal tuo dolor; cingi l’acciaro
375Degli ardimenti tuoi; di cose e d’opre



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