Pagina:Lucifero (Mario Rapisardi).djvu/186

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lucifero

Una provvida brezza; un sorridente
Occhio d’azzurro si dischiude in cima
265Della bruna montagna; a par di dardo
Dall’arruffate nubi esce un diritto
Raggio di Sol, che i sommi arbori indora;
Brillan le foglie susurrando, e tutti
Odoran timo e nepitella i campi;
270Tal fra’ torbidi sogni una leggiadra
Visíone d’amor placidamente
Sorgea nella commossa anima, e il dolce
Lume spandeavi d’una rosea calma.
Come talor nei lucidi cristalli,
275Che ne stanno di contro, una diletta
Forma veggendo, a lei con l’alma in festa
Drittamente corriam, nulla avvisando
La virtù del riflesso; in simil guisa
Entro a un candido sogno avvolta e viva
280Nel pensier del dormente Ebe splendea.
Balzagli il core a tanta vista, e aperte
Le braccia: — Oh! vieni, le dicea, deh! vieni
Su ’l petto mio, dolce alimento e pace
Dei travagliosi giorni miei! S’infiamma,
285Sol ch’io ti guardi, nel mio sen la vita
Delle speranze mie; splendon più vivi
Gli ardimenti del core, e più vicino
Nel mio baldo pensier veggio il tríonfo! —
Co ’l perdono negli occhi ella assentía
290Di sedergli d’accanto. Ei torna ai sogni
Del primo amor.
                        — Da pochi giorni il sole
Sul mio capo splendea: festa di fiori
Era tutta la terra; e tu, regina
D’ogni candor, mi sorridesti come
295Sorridon l’alme, allor che un’amorosa
Forza le chiama ad apparir negli occhi.



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