Pagina:Lucrezio e Fedro.djvu/153

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di Tito Lucrezio Lib. VI. 139

     Vie del rame il fervor tutte interchiude,
     1530Indi a lui l’ondeggiar segue del sasso;
     E rrovando già pieno ogni meato
     Del ferro, omai non ha, come avea innanzi,
     Luogo, ond’oltre varcar: dunque costretto
     Vien nel moto ad urtar spesso, e percote
     1535Nelle ferree testure; e in simil guisa
     Lungi da se le spinge, e per lo rame
     L’agita, e senza quel poi le risorbe.
     Nè qui vogl’io, che meraviglia alcuna
     Tu prenda, che il fervor, che sempre esala
     1540Fuor di tal pietra, a discacciar bastante
     Non sia nel modo stesso anco altri corpi.
     Poichè nel pondo lor parte affidati
     Restano immoti, e tale è l’oro; e parte,
     Perchè raro hanno il corpo, e passa intatto
     1545Il magnetico flutto, in alcun luogo
     Scacciati esser non ponno: e di tal sorta
     Par, che sia il legno. Or la natura dunque
     Del ferro in mezzo posta, allor che l’aria
     Certi minimi corpi in se riceve,
     1550Spinta è da’ semi del magnesio sasso.
Nè tai cose però sono aliene
     Dall’altre in guisa tal, ch’io non ne possa
     Molte contar, che unitamense insieme
     Si congiungono anch’esse. In prima io veggio
     1555Con la sola calcina agglutinarsi