Pagina:Lucrezio e Fedro.djvu/154

Da Wikisource.
140 di Tito Lucrezio Lib. VI.

     Le pietre, e i sassi. Si congiunge insieme
     Con la colla di torro il legno in guisa,
     Cha l’interne sue vene assai più spesso
     Soglion di propria imperfezione aprirsi,
     1560Che di punto allentar le commessure
     I taurini lacci abbian possanza.
     Con l’umor delle fonti il dolce succo
     Del vin si mesce, il che non può la grave
     Pece, e l’oglio leggier; ma quella al fondo
     1565Piomba delle chiar’acque; e vi sormonta
     Questo, e galleggia. Il porporin colore
     Dell’eritree conchiglie anch’ei sommerso
     Cade; e pur questo istesso unqua non puote
     Dall’amica sua lana esser disgiunto.
     1570Non se tu per ridurla al suo natio
     Candor col flutto di Nettuno ogni arte,
     Ogn’industria porrai: non se lavarla
     Voglia con tutte l’acque il mar profondo.
     Al fin con un sol glutine s’unisce
     1575L’argento all’oro, e con lo stagno il rame
     Si salda al rame. E quante omai ne lice
     Altre cose trovar di questa sorte?
Che dunque? Nè tu d’uopo hai di sì lunghi
     Rivolgimenti di parole; ed io
     1580Perdo qui troppo tempo: onde sol resta,
     Memmio, che tu dal poco apprenda il molto.
     Quei corpi, che a vicenda han le testure