Pagina:Lucrezio e Fedro.djvu/18

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4 di Tito Lucrezio Lib. V.

     Per le selve profonde e pe’ gran monti;
     Luoghi che lo schivargli è in poter nostro.
     Ma, se l’alma non è purgata e monda
     Dalle fallaci opinion del volgo,
     Venti contrarj alla tranquilla vita,
     75Quai guerre allor, mal nostro grado, e quanti
     Ne s’apprestan perigli? E quai pungenti
     Cure stracciano il petto a chi non frena
     Gli sfrenati appetiti? E quante, e quali
     Ne tormentano il cor vane paure
     80Che sorgon quindi? e quali stragi e quante
     Generan la superbia e l’arroganza,
     L’ira, la fraude, la sozzura, il lusso,
     La gola, il sonno, e l’oziose piume?
     Dunque colui, che debellò primiero
     85Tali, e tante sciagure, e via cacciolle
     Lungi da’ nostri petti; e non con l’armi,
     Ma pur col senno, un sì grand’uomo adunque
     Convenevol non fia che fra’ celesti
     Numi s’ascriva, e che per dio s’adori?
     90Massime avendo de’ medesmi Dei
     Scritto divinamente, e delle cose
     Tutta svelata a noi l’interna essenza;
     Di cui mentr’io le sacre orme calcando
     Seguo lo stile incominciato, e mostro
     95Nelle parole mie, con quai legami
     D’amicizia, e d’amor tutte le cose