Pagina:Lucrezio e Fedro.djvu/19

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di Tito Lucrezio Lib. V. 5

     Create sian dalla natura, e quanto
     Star ne debbiano avvinte, e come indarno
     Procuran di schivar del tempo edace
     100I decreti immutabili ed eterni;
     Qual dell’animo uman principalmente
     Già si provò, che di natia sostanza
     Creata è la natura, e che non puote
     Eternamente conservarsi intatta,
     105Ma che spesso ingannar soglion gli spettri
     Le menti di chi dorme, allor che pare
     Veder chi morte in cenere converse;
     Nel resto il preso metodo mi tira
     A doverti insegnar, che di mortale
     110Corpo è il mondo, e nativo, ed in quai modi
     Il concorso degli atomi fondasse
     La terra, il cielo, il mar, le stelle, il sole,
     E il globo della luna, e quai viventi
     Nascan dal grembo dell’antica madre,
     115E quali anco all’incontro in alcun tempo
     Nascer giammai non ponno, e come gli uomini
     Variando favella incominciassero
     L’un l’altro insieme a conversar per mezzo
     De’ nomi delle cose, e com’entrasse
     120Il timor degli Dei ne’ petti nostri,
     Che sol quaggiù quasi beate e sante
     Custodisce le selve, i laghi, i templi
     Sacri a’ Numi immortali, e l’are, e gl’idoli.


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