Pagina:Lucrezio e Fedro.djvu/197

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Lib. II. Fav. IV. 183

     Rimarem tutti de’ lor denti in preda.
          * Malvagio oprar se lieto fine ottenga,
     I pravi esempj ad imitar ne invita.


FAVOLA   IV.

L’Aquila, la Gatta, e la Scrofa selvaggia.

L’Aquila in cima d’una quercia annosa
     Fatto avea il nido. Una selvaggia Scrofa
     Depose i porcelletti a la radice:
     Nel cavo ch’è nel mezzo, partoriti
     5Avea una Gatta i pargoletti suoi,
     Che cotal camerata a caso unita
     Con arti scellerate, e rie disciolse.
     De l’Aquila s’aggrappa al nido, e oh quale
     Danno a te, dice, e forse a me sovrasta!
     10Col continuo scavar che fa la Scrofa
     La quercia atterrar vuol, sicchè cadendo
     I nostri figli uccida. A cotai detti
     De l’augel turba alto terrore i sensi.
     Allor l’astuta corre in ver la Scrofa;
     15E in gran periglio, dice, è la tua prole.
     Quando uscirai con essa a la pastura,
     L’Aquila è pronta a farne avida preda.
     La Gatta dopo aver anche costei