Pagina:Lucrezio e Fedro.djvu/59

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di Tito Lucrezio Lib. V. 45

     I terrestri abitanti; onde sol resta,
     Che la terra a ragion madre del tutto
     Chiamata sia; poichè di terra il tutto
     Nacque, e non pochi ancor sono i viventi,
     1180Che dall’umide piogge, e dal vapore
     Caldo de’ rai del sol nascono in terra.
     Stupor dunque non è, se in maggior numero
     Nacquero, e viepiù grandi, allor che nova
     Era la terra, ed era l’Etra adulta.
1185Pria de’ pennuti augelli il vario germe
     Nella nova stagion di primavera
     Dall’uovo esclusi deponeano il guscio;
     Qual depor le cicale al caldo estivo
     Soglion la tenue spoglia, e per se stesse
     1190Vitto, e vita cercar. La terra allora
     Pria ne diè gli animali. Erano i campi
     E di caldo, e d’umor molto abbondanti;
     E dovunque opportuno offriasi il luogo,
     Molti del suolo alle radici affissi
     1195Quasi ventri crescean, che poi che al tempo
     Maturo apria de’ pargoletti infanti
     La tenerella etade a sugger atta
     L’umore, e spirar l’aure, ivi natura
     Della terra volgea l’occulte vene,
     1200Che poscia aperte rifondeano un succo
     Simile al latte; in quella guisa appunto,
     Ch’ogni femmina adesso, allor che figlia,