Pagina:Lucrezio e Fedro.djvu/68

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54 di Tito Lucrezio Lib. V.

     Ed a viver contento. Inculta e rozza
     Venere congiungea per le foreste
     1420I corpi degli amanti. All’uomo in braccio
     Ogni donna poneasi, o da focoso
     Vicendevol desio vinta, o da mano
     Violenta e rapace, o da sfrenata
     Cieca lussuria; e prezzo allor non vile
     1425Eran le ghiande, e le castagne elette.
Delle mani, e de’ piè tutti affidandosi
     Nel mirando valor, seguian con sassi
     Atti ad esser lanciati, e con bastoni
     Noderosi, e pesanti i fieri germi
     1430De’ selvaggi animai. Molti di loro
     Vincean; poichè fuggian per le caverne:
     Ma l’irsute lor membra in ciò simili
     A’ setosi cignai, nel suolo ignude
     Stendean la notte, e le coprian di frondi.
     1435Nè vaganti per l’ombre, il giorno, e il sole
     Paurosi cercar solean piangendo;
     Ma taciti aspettar muti, e sepolti
     Nel sonno, infin che il sol nato dall’onde
     Con la rosea facella ornasse il cielo
     1440Di novello splendor: che sempre avvezzi
     Sin da picciol’infanti a veder l’ombre
     Nascer nel mondo alternamente, e il lume,
     Non poteano additar per meraviglia,
     Nè temer, che perpetua, orrida, e densa