Come or fan gli animai l’onde tranquille,
Che d’alto caggion mormorando al chino.
Ed al fin vagabondi a ciel notturno
Abitavan quei popoli primieri 1395Delle ninfe i silvestri orridi templi;
Onde liquidi uscian lubrici rivi,
Che le grotte solean d’ogni sozzura,
E dal fango lavar gli umidi sassi;
Gli umidi sassi sopra il verde musco 1400D’umor chiaro stillanti. E parte al piano,
Non capendo in se stessi, impetuosi
Scesero, e furibondi errar pe’ campi;
Nè sapean maneggiar co ’l foco alcuna
Cosa, nè con le pelli, o con le spoglie 1405Delle fere coprian l’ignude membra;
Ma ne’ boschi, negli antri, e nelle selve
Ricovravan se stessi, e nelle cave
Grotte; e per ischifar de’ venti irati
Gli assalti, e delle piogge, il sozzo e squallido 1410Corpo asconder solean tra gli arboscelli;
Nè poteano aver l’occhio al comun bene,
Nè fra loro introdur riti, e costumi,
Nè formar, nè servar leggi, o statuti.
Quel, che offerto dal caso, o dalla sorte 1415Della preda venia, quel desso appunto
Prendea ciascuno ammaestrato, e dotto
Ad esser per se stesso a se bastante,