Pagina:Lucrezio e Fedro.djvu/66

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52 di Tito Lucrezio Lib. V.

     1365Stabiliti, ed acconci; e nulla, o poco
     O da caldo, o da freddo, o da stranieri
     Climi, o da nuovi cibi erano offesi,
     Nè del corpo patian difetto alcuno;
     E molti errando delle fere in guisa
     1370Per più nel ciel del sol lustri volanti
     Traean lor vita. E non v’avea per anco
     Chi con braccio robusto al curvo aratro
     Desse regola e norma, o le campagne
     Or con zappe, or con rastri, or con bidenti
     1375Culte e molli rendesse, e propagasse
     I novelli virgulti, e dall’eccelse
     Piante troncasse i folti antichi rami.
     Quel, che il sole, o la pioggia, o il suol fecondo
     Producea per se stesso, i petti umani
     1380Saziava a bastanza; e grato e dolce
     Cibo spesso porgean nelle foreste
     Le ghiandifere querce, o le mature
     Rubiconde corbezzole, o l’agresti
     Poma, o le noci, o l’odorose fraghe,
     1385Che maggiori, e più belle, e più soavi
     Nasceano allor della gran madre in grembo.
     E molti anche, oltre a ciò, l’età fiorita
     Del mondo producea vivi alimenti
     Ampli a bastanza a’ miseri mortali.
     Invitavano allor l’umano germe
     1390Ad estinguer la sete i fiumi, i fonti,