Pagina:Lucrezio e Fedro I.djvu/246

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218 di Tito Lucrezio Lib. IV.

Or via, come l’odor giunto alle nari
     Le tocchi, e le solletichi, insegnarti
     Vo’, s’attento m’ascolti. E prima è d’uopo
     Suppor, che molte cose in terra sono,
     965Onde di vario odor flusso diverso
     Continuo esala, e per l’aere strade
     Vola e s’aggira, e ben credibil sembra,
     Che sia vibrata d’ogn’intorno, e sparsa
     Qualche specie d’odor; ma questa a questi
     970Animali convien, quella a quegli altri
     Per le forme difformi; e quindi accade,
     Che del mele all’odor, benchè lontano,
     Corron le pecchie, e gli avoltoj al lezzo
     De’ fracidi cadaveri; e che l’unghie
     975Delle belve fugaci, ovunque impressero,
     L’orme proprie nel suol, tirin de’ bracchi
     Il robusto odorato; e che da lungi
     Possan l’oche sentir l’umano odore,
     E difender da i Galli il Campidoglio:
     980Tal varj han vario odor, che gli conduce
     Ne’ paschi a lor salubri, e gli constringe
     A fuggir dal mortifero veleno;
     E tal degli animai duran le specie.
     Dunque fra questi odori alcuni ponno
     985Per lo mezzo diffondersi, e volare
     Viepiù lungi degli altri, ancorchè mai
     Non possa alcun di loro in sì lontano,