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niero, attraverso la sua legazione, od anche direttamente
chiedendolo alle autorità marocchine, può ottenere l’arresto
d’un indigeno accusandolo di non aver soddisfatto agl’impegni commerciali, o d’aver mancato alla fiducia. Non sempre
e non tutte le legazioni, nella
cieca premura di imporre rispetto alla propria bandiera,
assodano la verità delle accuse; e agiscono. Gli indigeni
ricchi così accusati, quelli cioè
che forse sono realmente colpevoli, pagano un bakscisc alle
autorità e si salvano; ma i
miserabili, i contadini che la
siccità o le cavallette hanno
ridotto alla fame, coloro che
se non hanno pagato lo straniero è perchè non possono
pagarlo, e tanti poveri che
sono accusati per errore, per
chè un arabo è niente e nel
dubbio è bene colpirlo e " dare
un esempio „, costoro sono
subito imprigionati dai governatori i quali non vogliono
fastidi con gli europei, specialmente quando costa così poco soddisfare i reclami.
A questa gente prigioniera nessuno pensa più. Sembrerà impossibile, ma nelle immonde carceri del Marocco giacciono molte di tali vittime della civiltà cristiana, senza speranza di redenzione, condannate per sempre. La nostra coscienza mercantile ha una sorprendente forza di adattabilità, si africanizza volentieri; al suo esame il bene e il male finiscono per non essere altro che l'attivo e il passivo; è la coscienza-bilancio: non c’è più rimorso finchè l’attivo è superiore.
E poi non vogliono amarci, i barbari!