![]() |
Questa pagina è stata trascritta e formattata, ma deve essere riletta. | ![]() |
- 15 - |
mente non vi sono che dei derubati. Se si battessero sul serio, i marocchini non esisterebbero più.
È per questo che a Tangeri nessuno fa caso ai colpi
di fucile, e in mezzo a tante lotte gli arabi non perdono la
loro ingenua fan
ciullesca gaiezza.
Più volte alla sera
10 ero chiamato alla
finestra da suoni di
ginbri, di pifferi, di
cornamuse, da rulli
di tabil, da canti, e
assistevo al passag
gio d’una folla eb
bra di gioia le cui
danze tumultuose,
costrette fra i muri
della strada angu
sta e profonda, fa
cevano pensare ai
gorghi d’un torrente umano. Gli arabi festeggiavano l’Asciura,
1l carnevale marocchino che comincia al decimo giorno del
mese del Moharrem. Oscillando sulle spalle della calca, arrestandosi nei punti più angusti, passava il bsath, un edificio
di carta trasparente, vivamente illuminato all’interno, raffigurante una moschea con le sue cupole e i suoi archi. I riflessi
del bsath correvano sui muri delle case, guizzavano sul turbinìo della folla, in mezzo alla quale degli uomini con la faccia coperta da un orrendo simulacro di volto umano, intagliato in foglie d’aloe, s’agitavano nel parossismo d’un ballo selvaggio. Il corteggio s’ingolfava nei vicoli, la confusione si spegneva nei tenebrosi passaggi dei cavalcavia, poi i bagliori
della bsath illuminavano a tratti, come vampate d’incendio, delle sommità d’edifici lontani, salivano verso la città araba facendo balzar fuori dal buio, una ad una, tetre muraglie senza finestre, bianche e cieche. Dopo queste visioni d’altre epoche le grandi ombre dei piroscafi, distese sulle acque della rada, punteggiate di lampade elettriche, producevano a