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Pagina:Luigi Barzini. Sotto la tenda.djvu/27

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tene. Forse v’è ancora quaggiù qualche vecchio che può ricordare d’aver udito a parlare nella sua infanzia degli europei captivi, relegati come in un ghetto nella via di Fez che porta anche oggi il nome di Derb Er-Rumi — via dei Cristiani —, o rinchiusi nella prigione che si chiama tuttora la Zebbalet En Nasara, cioè la " fogna dei Cristiani „. I tempi sono cambiati; la navigazione a vapore ha lasciato molto indietro le galere corsare, la vendetta europea è cominciata a giungere rapida dopo ogni offesa, e i cannoni delle flotte moderne hanno fatto le loro prove su quasi tutti i punti della costa. Il Governo marocchino riconosce ora la sua impotenza e non vive che per le nostre scissioni. Ma l’anima della folla è lenta alla penetrazione della verità; un popolo non è capace di pensare in pochi anni il contrario di quel che ha pensato per molti secoli; la paura può aver fatto nascere il rispetto, ma non può aver fatto morire il disprezzo.ì,

Agli occhi della massa noi siamo sempre degli esseri inferiori e immondi, forti in virtù di magie e di sortilegi; la nostra presenza in un luogo santo lo profana come la presenza d’una bestia, il nostro sguardo impuro sconsacra i santuari dove penetra, la pressione del nostro piede annienta le divine virtù d’una moschea. Le macchine nostre sono apparecchi infernali che portano flagelli; in certe regioni, guai al viaggiatore che senza scorta è sorpreso con misteriosi orde-