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Pagina:Luigi Barzini. Sotto la tenda.djvu/63

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arabe. L’architettura moresca, con le sue linee esterne semplici, le sue muraglię cieche, rivela che v’è una vita sepolta dentro alle case della quale nulla deve apparire al di fuori, una vita misteriosa che oppone alla curiosità l’impenetrabile ed impassibile eguaglianza d’un muro candido, una esistenza che appare sacra perchè interdetta, e paurosa perchè ignorata.

Le vecchie mura di cinta, le quali dalla sommità della collina vanno a sprofondare i loro speroni nelle acque del Lukkus, che li accarezzano e li anneriscono, sono mura spagnuole. Anche Laraishe ha avuto una esistenza abbastanza agitata. Fu un covo di pirati, ebbe una parentesi spagnuola, subì parecchi attacchi francesi e arabi, e tornò ad essere un covo di pirati. Le ultime navi corsare si vedono ancora.

Venendo da Azila si passa vicino a questi avanzi di navi da preda. Sono mezzo sepolti nel fango, fra i giunchi che inverdiscono la riva destra del fiume dove era il porto. Hanno perduto il fasciame, corroso dalle maree, e, come cadaveri che abbiano perduto le carni, mostrano l’ossatura. Non sono più che travature nere disposte come il costato d’uno scheletro.