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94 tra lo stelvio e il tonale


nanti, dalle quali dobbiamo scacciarli. Le loro trincee più avanzate sono su creste rocciose al di sopra della molle e immacolata distesa di un ghiacciaio. Essi tengono un ciglio del monte; i nostri alpini sono riusciti ad occupare e a consolidarsi sopra un altro ciglio, e avanzano.

Tutto in giro è un caos di nere vette precipitose, una moltitudine di picchi, un panorama fantastico di punte, di cuspidi, di pinnacoli, che emergono da chiazze di neve. Sono le aspre giogaie che coronano l’angusta gola del Bràulio, in fondo alla quale si snoda in mille volute la strada dello Stelvio. Le granate austriache piombano spesso nel baratro, che rugge alle esplosioni. La solitudine sembra assoluta. Truppe e cannoni sono invisibili. Pare che le rocce stesse si fulminino.

L’artiglieria austriaca è postata al valico, presso l’albergo Ferdinandshöhe. È salita per la strada rotabile, e si è fermata lì. Ma la nostra artiglieria non aveva strade, ed è comparsa come per magìa su vette all’apparenza inaccessibili. Dei pezzi sono in agguato fra le scogliere più eccelse. I loro colpi possono arrivare all’albergo, che serve di base al nemico, e del quale ora soltanto scopriamo il vero scopo. Questo hôtel Ferdinandshöhe non era che una caserma, e adesso si spiega perchè alla sua costruzione contribuisse largamente il Governo austriaco.