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146 una maestosa battaglia di fortezze


Nessun combattimento nella valle. La lotta è avvenuta sui fianchi, da dosso a dosso, da cima a cima. Il Civaron, alto, strano, sottile come un pan di zucchero, coperto di boschi, dominava già Borgo, ma è l’Armentera, più avanzato, che scende a balze dirupate, tutte solcate da lavori di trinceramento austriaci, che ce ne dà il possesso incontrastato.

Fra queste alture imponenti, la Valsugana si apre e forma una conca meravigliosa, ricca, verde, disseminata di villaggi pittoreschi, di ville, di castelli. Da ogni parte d’Europa l’estate portava qui una popolazione di gente in vacanza, attirata dalla bellezza dei luoghi e dalla efficacia curativa delle acque. Oltre Borgo si scorge Roncegno, con i grandi caseggiati dei suoi famosi stabilimenti termali immersi nelle nuvolose masse oscure di un parco. Più lontano è Levico, più in alto è Vetriolo.

Nelle stazioni ferroviarie di tutti i paesi si leggono ancora questi nomi sopra affiches multicolori, rimaste ad invitare la gente come se niente fosse successo. Le locande vicine alla vecchia frontiera sono piene di queste réclames allettevoli che vi incitano a passare un mese di villeggiatura al Ferdinandshöhe sullo Stelvio, o al Grand Hôtel del Tonale a Ponte di Legno, o all’Hôtel di Falzarego, in località bombardate, in alberghi dei quali non esistono più che le rovine.