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fra i torrioni delle dolomiti 163


la storia degli uomini compensandosi così della oscurità profonda del loro passato, e nulla di più bizzarro di questi nuovi nomi che entrano gravemente nelle carte dello Stato Maggiore e nell’uso della guerra.

Sotto al sinistro sconvolgimento di solchi e di scavi, pieno di una truce immobilità, più in basso del bosco, dove i declivi si addolciscono nella valle d’Andraz e si chiariscono di prati, biancheggiano villaggi abbandonati. Alcuni sono in rovina, altri, distrutti dal fuoco, non mostrano più che i basamenti di pietra sui quali le casette di legno s’innalzavano con i loro tetti neri e scoscesi. Gli austriaci quando non possono più difendere distruggono. Cercano di privarci di ricoveri e mettere il gelo dalla loro parte.

Erano minuscoli aggruppamenti di quelle pittoresche casette da paese nordico che nelle vallate cadorine chiamano tabià. Salesei, Pieve di Livinallongo, Agai, Franza, formano nel verde un disseminamento di piccoli edifici e di macerie. Agai fu bombardato con proiettili incendiari sparati da Corte il 9 luglio. Divampò ai primi colpi. Il nemico tentava di ostacolare la nostra occupazione di Pieve, cioè di paralizzare il nostro movimento ai piedi del Col di Lana sul quale ci preparavamo a salire.


Nella notte del 14 luglio le truppe destinate al primo attacco marciarono lungamente per