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344 l’eroica conquista di plava


doveva cadere gravemente ferito. E ferito, egli continuava ad esortare i suoi uomini alla battaglia: «Andate avanti, avanti! Non badate a me!...»

Nella notte del 9 traghettarono circa duecento uomini, per la cui sorte si era preoccupati. Durante tutta la giornata del 10, si stette in ascolto dalla nostra riva, si cercava di penetrare con lo sguardo l’intreccio degli alberi, di vedere qualcuno dei nostri, si aspettava un segnale. Niente. Erano tutti presi? No, erano tutti in ricognizione.

Rampavano audacemente, strisciavano sulla montagna, perlustravano ogni passo, arrivavano presso alla vetta, scoprivano i reticolati, le trincee, raccoglievano dati preziosi. Perchè gli austriaci avevano fatto a Plava preparativi assai più completi di quanto fosse logico aspettarsi.

I nemici non sospettavano la vicinanza di quello sciame di esploratori; andavano, venivano intorno alle trincee, disarmati, sicuri. Le vedette di Plava tacevano, dunque gl’italiani non s’erano mossi. Più volte alcuni dei nostri dovettero girare intorno al tronco d’un albero all’avvicinarsi di soldati austriaci che passavano inconsapevoli pochi metri lontano.


Nella notte stessa del 10 si era tentato un nuovo sistema per gettare sulla riva sinistra un forte reparto di truppe. Non era possibile sostituire subito il materiale da ponte distrutto;