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48 ai piedi del carso


paglia o con la caduta d’un alto albero. Alla notte, dietro certe nostre batterie, sul dorso dei colli, palpitavano luci di lanterne cieche. Chi sventolava le bandiere? chi bruciava la paglia? chi abbatteva gli alberi? chi faceva brillare quelle luci? Si trattava di segnali, chiari, precisi, seguìti infallibilmente da un fuoco austriaco che cadeva dritto sugli esploratori, o sulla truppa in marcia, o sulle batterie. Ma non si trovavano i colpevoli, che si mescolavano alla popolazione campestre, troppo atterrita da loro per denunciarli.

Ho visto io stesso, alla notte, scintillare misteriose segnalazioni sulle colline, e eliografi nemici, durante il giorno, parlare a lampeggi con qualcuno che era dietro alle nostre file. Lo Stato maggiore d’una nostra divisione arrivava in un villaggio, e un minuto dopo delle granate piombavano sul suo quartiere generale. Accampamenti ben celati, invisibili al nemico, erano bombardati appena formati. Le nostre batterie si vedevano scoperte talvolta prima di far fuoco. Prendevano posizione, spesso nel cuore della notte, e subito il tiro nemico le cercava senza incertezze.

Noi abbiamo una lealtà militare, una cavalleria istintiva, una schiettezza e una nobiltà di razza, che c’inducono sempre a supporre nel nemico le stesse virtù, anche se il nemico è turco, anche se il nemico è austriaco. I fatti ci hanno subito disilluso. Abbiamo constatato