Pagina:Luigi Barzini - Al fronte (maggio-ottobre 1915).djvu/80

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DAVANTI A GORIZIA.

20 giugno.

Mentre annotta, un duello di artiglierie s’impegna. Si distinguono i colpi dei nostri cannoni da campagna, più avanti, più lontani, che si son fatti sotto come una gran muta abbaiante di molossi intorno alla fiera bloccata, mentre i boati più cupi degli obici echeggiano nelle vicinanze e il bagliore delle vampe si accende fra le vigne contornando neri profili d’alberi.

Forse si prepara un passo avanti sul Carso? Forse si respinge un contrattacco? Chi sa? Le fanterie nemiche sono in qualche punto a portata di voce. Nelle ore di silenzio, alla notte, i nostri soldati odono gli austriaci che parlano dietro ai loro parapetti di roccia, sulla quale le granate mordono così malamente.

Si combatte per la conquista di ciglioni nudi, sassosi, sui quali non si possono scavare trincee. La parola Carso viene dal celtico carn che significa roccia. La montagna, con le sue stratificazioni calcaree, con quelle ossature bianche che emergono fra i magri sterpi sulle piccole vette, con le sue vallette verdi, sorprendenti di rigoglio, strane conche di frescura entro bordi di pietra, con i suoi crepacci, le sue spe-