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davanti a gorizia 53


lonche, e gl’imprevisti aspetti pieni di una tagliente arditezza, ricorda un po’ la montagna di Derna.

La natura offre alla difesa delle formidabili posizioni naturali, completate e fortificate con un assiduo lavoro. Il nemico si annida dietro baluardi di macigno, ai cui approcci si accumulano le difese ausiliarie delle focate petriere e dei reticolati. Se l’Austria ha creduto utile fingersi sorpresa dalla nostra guerra, tutto sul campo di battaglia smentisce la sorpresa, tutto vi dimostra invece una preparazione ben studiata, lunga e paziente. L’abilissima e laboriosa organizzazione tattica del tereno dice come la guerra con l’Italia fosse da gran tempo nei piani austriaci. Soltanto il momento rimaneva da scegliersi. E quello lo abbiamo scelto noi.

Se non avessimo che degli uomini armati contro di noi, se non ci fossero che delle masse manovranti, come nelle classiche guerre del passato, se il valore, l’ardimento, l’eroismo costituissero ancora i coefficienti massimi e quasi esclusivi della vittoria, noi non saremmo più sull’Isonzo.


Ma l’eroismo finisce pur sempre con l’imporsi. Esso è una volontà che arriva al furore. Una volontà che gli ostacoli esasperano e rafforzano. Le nostre truppe, avanti alle difficoltà, non hanno che un impulso, quello di slanciarsi.