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l’esercito argentino 99

ufficiali un vero rompicapo cinese, davanti al quale capitolano esclamando: Es mas practico el baequiano! — È più pratica la guida!



Naturalmente i giovani, i moderni, si trovano in lotta con i vecchi. Formano il partito dei riformatori, capitanato dallo stesso ministro della guerra Ricchieri — di origine italiana — uomo di vedute ampie e di solida coltura, dal quale l’esercito aspetta salvezza. Ma i «giovani» sono alla loro volta divisi fra i «figli del paese» e gli stranieri ed i figli di stranieri!... Ne vengono continue polemiche, critiche acerbe che si trascinano sulle colonne dei giornali, con evidente nocumento della disciplina.

E questa benedetta disciplina sarebbe tanto necessaria in un esercito, che, come l’argentino, conserva ancora una parte degli elementi torbidi, dei quali parlava l’on. Belin Sarmiento, formata in maggioranza da indiani e meticci. Non bastano a mantenere la disciplina le crudeli pene corporali che si applicano con frequenza e spesso con eccessiva durezza.

All’indisciplina concorre in parte il regime di vita del soldato, la libera uscita che ottiene alla notte, durante la quale non di rado si ubbriaca. I soldati escono senza le armi, ma hanno quasi tutti il coltello infilato negli stivali, pronto ad uscir fuori quando il vino o la caña annebbiano la mente. Tornano al quartiere insofferenti del giogo disciplinare, stanchi, impreparati alle dure esercitazioni della milizia.

Un’altra causa d’indisciplina è la donna. Come il Creatore commosso dalla noia d’Adamo gli diede la donna, il Governo argentino ha dato la donna al suo soldato. Forse lo guidò l’idea d’evitare peggiori insu-